Le 10 Mappe che Spiegano il Mondo -Riassunto
Scritto da: Shadi Almaradi
Tratto da: Le 10 Mappe che spiegano il Mondo
Le 10 Mappe che spiegano il mondo riassunto libri da leggere libri di geopolitica
Indice
1: La Russia
Il Posizionamento geografico della Russia

La Russia si estende su oltre 17 milioni di chilometri quadrati ed è il paese più grande del mondo. A ovest degli Urali c’è la Russia europea, mentre a est c’è la Siberia, che si estende fino al Mare di Bering e all’Oceano Pacifico. Siamo nel XXI secolo, ma per attraversarla in treno ci vogliono ancora sei giorni. I leader della Russia devono tener conto di queste distanze e formulare le scelte politiche di conseguenza. Infatti si sono concentrati principalmente sull’parte Occidentale della Russia, anche quella più densamente popolata.
Uno dei più grandi problemi della Russia è il cosidetto cuneo semitriangolare. Il vertice di questo triangolo approssimativo è la Polonia, l’immensa pianura nordeuropea che si estende dalla Francia agli Urali. Questi formano un confine naturale di oltre 2000 chilometri tra Europa e Asia. La pianura nordeuropea abbraccia tutta la Francia, Belgio, Olanda, Germania settentrionale e quasi tutta la Polonia.
Dal punto di vista dei russi, questa situazione è una spada a doppio taglio. La Polonia forma un corridoio relativamente lungo e stretto, dove la Russia potrebbe far passare le sue forze armate. Ma quando si arriva ai confini della Russia, il confine è largo più di 3000 chilometri, ed è tutto pianeggiante fino a Mosca. La Russia non è mai stata conquistata da questa parte, arrivato a quel punto le linee di rifornimento sono insostenibilmente lunghe. Un errore che commise Napoleone nel 1812, e che ripeté Hitler nel 1941.
Analogamente, nell’Estremo Oriente russo è la geografia che protegge il paese. È difficile portare un attacco dall’Asia alla Russia asiatica; non c’è molto da attaccare tranne la neve, e si potrebbe arrivare solo fino agli Urali. Si finirebbe così per occupare un territorio vastissimo, in condizioni difficili.
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La Popolazione Russa
La Russia è il paese più grande del mondo, ma ha una popolazione relativamente limitata di «soli» 144 milioni di persone. La sua stagione agricola è breve ed è faticoso distribuire adeguatamente ciò che si coltiva. La Russia, fino agli Urali, è una potenza europea in quanto confina con la massa continentale europea. Nonostante ciò, non è una potenza asiatica anche se confina con il Kazakistan, la Mongolia, la Cina e la Corea del Nord.
Quali che siano le sue credenziali europee, la Russia non è una potenza asiatica per tante ragioni. Anche se il 75% del suo territorio si trova in Asia, solo il 22% della popolazione vive là. La Siberia ospita il grosso dei minerali, del petrolio e del gas naturale, ma è una terra aspra e gelata per mesi. Non è facile per la Russia proiettare il suo potere sulla Mongolia o sulla Cina: non ha né la manodopera né le linee di approvvigionamento che servirebbero.
In un lontano futuro, la Cina potrebbe anche assumere il controllo di alcune parti della Siberia. Infatti grazie al tasso di natalità eclinante della Russia e all’immigrazione di massa dei cinesi verso nord, la popolazione russa potrebbe diminuire drasticamente. Le zone dell’Estremo Oriente russo, svuotate dallo spopolamento, hanno probabilità ancora maggiori di finire sotto il controllo, prima culturale e poi politico, cinese.
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Un porto non gelato

Uno dei più grandi desideri della Russia, è quello di avere un porto affacciato su acque temperate che non gelano d’inverno. I porti dell’Artico, come Murmansk, restano imprigionati nella morsa del ghiaccio per diversi mesi all’anno. Vladivostok, il più grande porto russo sull’Oceano Pacifico, viene bloccato dal gelo per circa quattro mesi ed è circondato dal Mar del Giappone. Oltre a bloccare i flussi commerciali, ciò impedisce alla flotta russa di operare su scala globale. Inoltre, il trasporto marittimo è molto più economico di quello terrestre o di quello aereo. Infatti, un altro desiderio è avere un libero accesso alle rotte commerciali più importanti del mondo tramite un porto.
La mancanza di un porto in acque temperate affacciato direttamente sugli oceani è sempre stato il tallone d’Achille della Russia. La Russia è geograficamente svantaggiata, e se non è molto più debole lo deve solo alla disponibilità di petrolio e di gas naturale.
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L’unione Sovietica
Quando si è dissolta nel 1991, l’Unione Sovietica si è divisa in quindici stati indipendenti. I paesi che si sono formati si possono dividere in tre macro gruppi: neutrali, filo-occidentali e filo-russi. Gli stati neutrali Uzbekistan, Azerbaigian e Turkmenistan sono quelli che hanno meno ragioni per allearsi con la Russia o con l’Occidente. Infatti, essi dispongono tutti e tre di fonti energetiche autonome e non dipendono per la sicurezza o per il commercio dalla Russia.
Dello schieramento filo-russo fanno parte il Kazakistan, il Kirghizistan, il Tagikistan, la Bielorussia e l’Armenia. Le loro economie sono legate alla Russia, come l’economia di gran parte dell’Ucraina. Il più grande di questi stati, il Kazakistan, propende diplomaticamente per la Russia, e la sua grande minoranza di origine russa è ben integrata. Quattro su cinque, tranne il Tagikistan, si sono uniti alla Russia nell’Unione economica eurasiatica. Tutti e cinque sono membri di un’alleanza militare con la Russia “Organizzazione del trattato di sicurezza collettiva” (Collective Security Treaty Organization, CSTO).
Poi ci sono i paesi filo-occidentali che prima appartenevano al patto di Varsavia ma adesso sono tutti membri della NATO e/o dell’UE. Sono i seguenti: Polonia, Lettonia, Lituania, Estonia, Repubblica Ceca, Bulgaria, Ungheria, Slovacchia, Albania e Romania. Aggiungeteci la Georgia, l’Ucraina e la Moldavia, che vorrebbero entrare a far parte di entrambe le organizzazioni. A causa della loro vicinanza geografica alla Russia, vengono tenute a distanza di sicurezza. Inoltre, per avere maggior controllo, hanno tutte e tre truppe russe o milizie filorusse sul proprio territorio. L’associazione alla NATO anche di uno solo dei tre stati potrebbe scatenare una guerra mondiale. Tutto questo spiega perché, nel 2013, quando la battaglia politica per il controllo dell’Ucraina si è surriscaldata, Mosca si è impegnata a fondo.
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Il Porto di Sebastopoli

Finché a Kijev comandava un governo amico, i russi potevano avere la certezza che la loro zona cuscinetto sarebbe rimasta protetta . L’Ucraina, per la Russia, dovrebbe rimanere neutrale e fuori dall’UE o dalla NATO, rinnovando la concessione del porto di Sebastopoli, nelle acque temperate della Crimea. Ma cosa succederebbe se un’Ucraina filo-occidentale, desiderosa di entrare nelle due grandi alleanze, mettesse in discussione l’accesso della Russia al suo porto sul Mar Nero? Un’Ucraina che un giorno potrebbe addirittura ospitare una base navale della NATO? Questo per la Russia non sarebbe assolutamente una situazione tollerabile. L’appartenenza all’UE è solo un pretesto per entrare nella NATO e, per la Russia, l’ingresso dell’Ucraina nella NATO è inammissibile. Vladimir Putin non aveva molto da scegliere, doveva annettere la Crimea, dove c’era il porto militare di Sebastopoli.
Il porto di Sebastopoli è l’unico vero porto in acque temperate della Russia. Ma l’accesso al Mediterraneo dal Mar Nero è limitato dalla convenzione di Montreux del 1936. Nell’accordo, il controllo del Bosforo fu assegnato alla Turchia, membro della NATO. Le navi militari russe attraversano effettivamente lo stretto, ma in numero limitato, e non potrebbero farlo in caso di guerra. Dopo l’attraversamento del Bosforo, i russi devono attraversare il Mar Egeo, prima di entrare nel Mediterraneo. Successivamente, per passare nell’Oceano Atlantico dovrebbero superare lo stretto di Gibilterra e sarebbero obbligati a entrare nel canale di Suez per raggiungere l’Oceano Indiano.
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I rapporti con i paesi dell'Ex Unione Sovietica
I russi, in realtà, hanno anche una presenza navale molto limitata a Tartus, sulla costa mediterranea della Siria. Questo è stato sicuramente un motivo che spiega in parte l’appoggio fornito al governo siriano nel 2011, quando iniziarono i combattimenti.
Un altro problema strategico è che in caso di guerra la marina russa non può uscire dal Mar Baltico, perché dovrebbe attraversare lo Skagerrak. Lo stretto che lo collega al Mare del Nord è controllato dai paesi membri della NATO Danimarca e Norvegia. Anche se le navi russe riuscissero a superarlo, la rotta verso l’Atlantico passa necessariamente attraverso il cosiddetto «varco GIUK» (Groenlandia, Islanda, GB).
Per la Russia, era una questione di vita o di morte, non poteva accettare di perdere la Crimea. L’annessione della Crimea ha dimostrato che la Russia è pronta all’azione militare per difendere i propri interessi. Ha scommesso, che le potenze esterne non sarebbero intervenute, e che la Crimea sarebbe stata «arrendevole».
Nel caso dei tre stati baltici, la posizione della NATO è netta. Poiché sono tutti membri dell’alleanza, un’eventuale aggressione da parte della Russia farebbe scattare l’articolo 5 dello statuto, che recita: «Un attacco armato contro un paese NATO in Europa o nell’America settentrionale sarà considerato come un attacco diretto contro tutte le parti».
La Russia non deve spedire una divisione corazzata in Lettonia, in Lituania o in Estonia per influenzare gli eventi in corso. In caso arrivasse mai a farlo giustificherebbe quell’azione affermando che le grandi comunità russe presenti in quei paesi sono oggetto di discriminazione. Sia in Estonia sia in Lettonia, circa una persona su quattro è di etnia russa, mentre in Lituania, la percentuale scende al 5,8%. In Estonia, i cittadini di lingua russa dicono di essere sottorappresentati nel governo, e sono esclusi da qualunque forma di partecipazione.
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La Moldavia

Un’altra regione che Mosca considera un possibile stato cuscinetto e che il Cremlino tiene costantemente d’occhio è la Moldavia. Un attacco da parte della Russia comporterebbe l’attraversamento dell’Ucraina, del fiume Dnepr e poi del confine di un altro stato sovrano.
Pur non potendo scatenare una guerra con la NATO, la Moldavia non ne fa parte, un attacco russo alla Moldavia provocherebbe gravi danni. Oltre ad altre sazioni economiche, porterebbe al raffreddamento dei rapporti tra Russia e Occidente è già la nuova guerra fredda.
Perché la Moldavia è cosi importante per la strategia militare Russa? Perché là dove i Carpazi si incurvano verso sud-ovest per formare le Alpi transilvane, a sud-est c’è una pianura che sbocca nel Mar Nero. Quella pianura si potrebbe assimilare a un corridoio che porta all’interno della Russia. Così come preferirebbero controllare la pianura nordeuropea nel punto più stretto, i russi vorrebbero controllarla anche nella parte più prossima al Mar Nero.
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La Transnistria

In realtà, i russi controllano già una parte della Moldavia, una regione chiamata Transnistria, situata a est del fiume Dnestr, che costeggia l’Ucraina. Nella sua saggezza, Stalin vi insediò un gran numero di russi, proprio come aveva fatto in Crimea dopo aver deportato gran parte della popolazione tatara.
La Transnistria di oggi è almeno al 50% di lingua russa o ucraina, e quella parte della popolazione è filo-russa. Nel 1991, quando la Moldavia è diventata indipendente, la popolazione di lingua russa si è ribellata e ha dichiarato la secessione della Repubblica di Transnistria.
Un’invasione armata della Moldavia da parte dei russi è improbabile. Il Cremlino però sfrutta l’instabilità politica della Transnistria per tentare di convincere il governo moldavo a non entrare nell’UE o nella NATO.
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Il Potere Russo

Le armi più potenti della Russia, a parte naturalmente i missili a testata nucleare, non sono l’esercito e l’aviazione, ma il gas e il petrolio. La Russia è seconda solo agli Stati Uniti come fornitore globale di gas naturale, e ovviamente usa questo potere a proprio vantaggio. Migliori sono le vostre relazioni con la Russia, meno pagate l’energia: per esempio, la Finlandia paga meno degli stati baltici. La Russia ha una tale influenza sui fabbisogni energetici dell’Europa, che sono in atto alcune mosse per attenuare il suo impatto. Molti paesi europei stanno tentando di ridurre la propria dipendenza dall’energia russa con la costruzione di porti. In media, più del 25% del gas e del petrolio che si consumano in Europa viene dalla Russia. Purtroppo, più un paese è vicino a Mosca, maggiore è la sua dipendenza energetica.
La Russia, perde circa 2 miliardi di dollari di ricavi per ogni dollaro di diminuzione del prezzo del greggio. L’economia russa è fortemente dipendente dal prezzo del greggio, questo può mettere in gravi difficoltà tanta gente comune. Tuttavia, le predizioni che annunciavano il collasso dello stato erano totalmente sbagliate. La Russia faticherà a finanziare il fortissimo incremento della spesa militare. La Banca Mondiale prevederà una lieve crescita della sua economia nella seconda metà del decennio in corso. Se la scoperta di nuovi ricchi giacimenti nel Mar di Kara dell’Artico darà i frutti sperati, quella crescita sarà più sostenuta.
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L'influenza Russa nel Mondo

Fuori dai propri confini, la Russia ha effettivamente una presenza politica globale e usa la propria influenza, specie nell’America Latina. L’esempio per eccelenza è il Venezuela, e anche tutti i paesi in cattivi rapporti con gli Stati Uniti. La Russia tenta da sempre di frenare le mosse dell’America in Medio Oriente, o quantomeno di dire la sua. Inoltre, spende somme enormi nelle forze armate dislocate nelle regioni artiche, e mantiene le sue pretese territoriali sulla Groenlandia. Dopo la caduta del regime comunista si è concentrata di meno sull’Africa, destinata ad essere a forte influenza Cinese.
Pur essendo in concorrenza, i due colossi cooperano a vari livelli. Sapendo che gli europei mirano ad affrancarsi dalla dipendenza energetica nei confronti della Russia, Mosca guarda alla Cina come cliente alternativo. La Cina controlla un mercato dominato dalla domanda, ma le linee di comunicazione sono cordiali e attive. I tempi in cui la Russia si considerava una minaccia militare per la Cina sono passati. Ma non sono in competizione per la leadership ideologica del comunismo globale, il che permette loro di collaborare là dove gli interessi coincidano.
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I Problemi Interni
Sul fronte interno, Mosca ha molte criticità da affrontare, in primis i trend demografici. Il forte calo della popolazione si sta arrestando, ma resta comunque un problema. La durata media della vita per un uomo russo non arriva a sessantacinque anni, il che colloca la Russia nella seconda metà dei 193 stati membri dell’ONU, e oggi i russi sono 144 milioni (esclusa la Crimea).
Dal Gran Principato di Moscovia, passando attraverso Pietro il Grande e Stalin per arrivare a Putin, ogni leader russo si è dovuto misurare con gli stessi problemi. Non conta se l’ideologia di chi guida il paese è zarista, comunista, o neocapitalista: le acque dei porti continuano a gelare, e la pianura nordeuropea è sempre piatta.
Togliete i confini che demarcano gli stati nazionali, e scoprirete che la cartina geografica che aveva sotto gli occhi Ivan il Terribile nel XVI secolo è la stessa che ha di fronte oggi Vladimir Putin.
Capitolo 2: La Cina «La Cina è una civiltà che fa finta di essere una nazione.»
Alcuni osservatori pensavano che gli anni successivi alla Seconda guerra mondiale potessero portare la democrazia liberale in Cina. Nella realtà, Mao centralizzò il potere, mise fine all’influenza russa sulla Mongolia interna e nel 1951 la Cina completò l’annessione del Tibet.
Mao si concentrò a rafforzare il controllo del partito comunista isolando la Cina da quasi tutto il mondo esterno. Il paese rimaneva disperatamente povero, specialmente nelle zone dell’entroterra, ma fortemente unito.
Nei primi anni Ottanta il leader cinese Deng Xiaoping coniò l’espressione «socialismo alla cinese», che si potrebbe tradurre con «controllo totale del partito comunista cinese su un’economia capitalista». La Cina stava diventando una grande potenza commerciale e una potenza militare emergente.
L’importanza del Tibet per la Cina
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La catena dell’Himalaia separa i due paesi più popolosi del mondo sia dal punto di vista militare sia dal punto di vista economico. Nel corso dei secoli l’interscambio commerciale tra Cina e India è stato molto limitato, ed è improbabile che il trend si possa invertire. Naturalmente il confine è in realtà quello che separa il Tibet dall’India, ed è proprio per questo che la Cina ha sempre voluto assumerne il controllo.
Se la Cina non controllasse il Tibet, potrebbe sempre tentare di farlo l’India. Così avrebbe le cime più importanti dell’altopiano del Tibet e una base da cui far partire l’invasione della Pianura centrale cinese, oltre al controllo delle sorgenti di tre grandi fiumi della Cina, il Fiume Giallo, lo Yangtze e il Mekong.
Xinjiang
A sud-est del confine kazako c’è la provincia «semiautonoma» irrequieta dello Xinjiang, con la popolazione indigena musulmana degli uiguri, che parla una lingua simile al turco.
Gli scontri inter-etnici sono iniziati nel 2009 e Beijing ha risposto in tre modi: ha represso spietatamente il dissenso, ha investito parecchi soldi nella regione, e ha continuato a mandare lavoratori Han. Per la Cina, lo Xinjiang è troppo importante dal punto di vista strategico, oltre a confinare con otto paesi, creando così una zona cuscinetto che protegge la Pianura centrale, ha anche il petrolio, e ospita siti attrezzati per i test nucleari.
È decisivo anche per la strategia economica cinese detta « Nuova Via della seta», una rotta via terra formata dalla vecchia Via della seta, che attraversa lo Xinjiang per poi collegarsi a sud con il grandissimo porto che la Cina sta costruendo a Gwadar, in Pakistan.
Le dispute con il Giappone
Tra la Cina e il Pacifico si trova l’arcipelago che Beijing chiama «la prima catena di isole» formato da oltre 200 tra isolette e scogli. La ragione è di natura geopolitica, perché danno accesso alle principali rotte di navigazione verso il Mar Cinese Meridionale. In tempo di pace ci sono alcuni varchi aperti, che in tempo di guerra si possono chiudere facilmente, isolando così la Cina.

Il libero accesso al Pacifico è ostacolato innanzitutto dal Giappone. Le navi cinesi che arrivano dal Mar Giallo e aggirano la penisola coreana dovrebbero attraversare il Mar del Giappone e lo stretto di La Pérouse sopra Hokkaido per poi entrare nel Pacifico. Sono in gran parte acque territoriali giapponesi o russe, e in una fase di grande tensione sarebbero inaccessibili alla Cina.
Se invece le navi cinesi partono dal Mar Cinese Orientale o lo attraversano, procedendo in linea retta da Shanghai verso il Pacifico,
devono passare davanti all’arcipelago Ryukyu, sulla quale si trovano non solo una gigantesca base militare americana, ma anche tutti i missili terra-mare che i giapponesi possono schierare sull’estremità dell’isola.
Taiwan
Per la Cina, Taiwan è la sua ventitreesima provincia, ma in realtà è alleata dell’America e dispone di una marina e di un’aviazione armate fino ai denti da Washington. Il nome ufficiale di Taiwan è Repubblica cinese, per differenziarsi dalla Repubblica popolare cinese, anche se
ambo le parti sono convinte di avere giurisdizione su entrambi i territori. È una denominazione che Beijing può tollerare in quanto non afferma l’indipendenza di Taiwan.
Gli americani si sono impegnati a difendere l’isola da un’eventuale invasione cinese con il Taiwan Relations Act del 1979. Ma se Taiwan dovesse dichiarare la piena indipendenza dalla Cina, ponendo in essere quello che Beijing considererebbe un atto di guerra, gli Stati Uniti non sarebbero tenuti a intervenire in suo aiuto perché si
tratterebbe di una provocazione.
I cinesi vogliono annettere Taiwan, ma non sono assolutamente in grado di farlo con l’uso della forza. Usano invece il guanto di velluto intensificando il commercio e il turismo tra i due stati.
Il Mar Cinese Meridionale
La Cina rivendica quasi per intero il Mar Cinese Meridionale, con i giacimenti petroliferi che dovrebbe custodire nei suoi fondali. Ma anche la Malesia, Taiwan, il Vietnam, le Filippine e il Brunei hanno rivendicazioni territoriali nei confronti della Cina e tra di loro.
Per perseguire i suoi scopi, la Cina sta usando metodi di dragaggio e bonifica dei terreni in modo da trasformare una serie di reef e di atolli contestati in isole vere e proprie. Per esempio, una delle isole Spratly è ormai un’isola dotata di un porto e di una pista di decollo e di atterraggio per i caccia, che potrebbe assicurare alla Cina un controllo decisamente maggiore sui cieli della regione.
La Cina deve proteggere le rotte che attraversano il Mar Cinese Meridionale, sia per fare arrivare i suoi prodotti sul mercato, sia per garantire l’afflusso delle materie prime con cui fabbricarli. Non può subire un blocco navale
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I Porti
Anche la Cina aspira a diventare una potenza affacciata su due oceani (il Pacifico e l’Indiano). A questo scopo sta investendo in porti d’alto mare in Myanmar, Bangladesh, Pakistan e Sri Lanka – un investimento che le procura buone relazioni, la possibilità di avere basi temporanee o permanenti per la futura marina transoceanica, e punti d’appoggio commerciali.
I porti dell’Oceano Indiano cinesi stanno costruendo anche porti in Kenia, linee ferroviarie in Angola, un bacino idroelettrico in Etiopia, e stanno battendo l’Africa in lungo e in largo alla ricerca di minerali e metalli preziosi.
Le 10 Mappe che spiegano il mondo riassunto - Legeo
Questo è solo un riassunto della primo capitolo del Libro “La Russia”. L’idea è con il tempo di riassumere tutto il libro e condividerlo con un pubblicio più vasto possibile. Le 10 Mappe che spiegano il mondo di Tim Marshall è stato uno dei primi libri che abbia letto di questa tipologia. Nonostante siano passati ormai 4 anni dalla sua pubblicazione è assoultamente un libro da leggere per una visione globale del mondo. Legeo, il blog, ha l’intento di portare ad un pubblico vasto i concetti fondamentali di libri di Sociologia, Business e Psicologia. Se se interessato ci sono altri Libri come: Le Armi della Persuasione o Sapiens Da Animali a Dei.
Ti lascio alcuni link utili al libro: Ibs Ibs in Inglese Good Reads Garzanti
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Hai bisogno di essere ispirato per la tua prossima lettura? Ho raccolto più di 10 libri che devi assolutamente leggere nel corso dell’anno. Dalla filosofia alla psicologia, passando per la sociologia e business, troverai una lista variegata e adatta ai tuoi interessi
i PENSIERI DI MARCO AURELIO
Possiamo considerarlo una raccolta di “Pensieri” dell’imperatore romano e filosofo stoico, ma anche una sorta di “Colloquio con sé stesso”, ossia un diario personale scritto da Marco Aurelio prima di tutto per se stesso.
Possiamo anche guardare alle “Meditazioni” di Marco Aurelio come un libro di filosofia che racchiude molti degli insegnamenti dello stoicismo. O ancora, come un libro di crescita personale a tutti gli effetti: una sorta di manuale di vita che dopo circa 2 millenni rimane ancora di grande attualità.
Factfulness è un libro dello statistico e medico Hans Rosling.
Il libro è stato un best-seller mondiale e per molto tempo è stato classificato al primo posto nelle statistiche su Amazon, oltre ad essere presente in diversi elenchi di libri consigliati da Barack Obama. Bill Gates in particolare era così affezionato al libro che ne ha regalando una copia gratuita a tutti i laureati di un classe del 2008